Dal laboratorio dell’università, sto per mandare milletrecento messaggi minatori anonimi al Presidente della Repubblica, con l’ausilio di un server fantoccio che un amico egiziano mi ha messo a disposizione in cambio di pochi spicci e di qualche partita, quando alle mie spalle sbuca un lettore:
- Io ogni tanto la leggo, sa?
Io chiudo tutto, come un adolescente beccato dallo zio prete mentre si aggiorna su “ClitoDonna.net” in merito allo stato dell’arte delle tecniche di falloplastica. E quello inizia a raccontarmi i dettagli di come ha conosciuto l’A-Log e si chiede, “a proposito”, da dove derivi quello strano termine: “A-Log?”.
Gli spiego che l’uomo non crea nulla. Che il parlare di “creazione”, riferendosi alle attivitàumane, è un abuso di linguaggio. Gli cito qualche passo della Bibbia e lo invito a leggere gli articoli di Enrico Grazioli
- Troveràla luce…
gli assicuro. Quello, tutto soddisfatto, prende posto vicino a me. Io giro il tubo catodico cercando l’angolo che mantenga il nemico all’oscuro. Non mi sento mica sicuro, anche se ormai si tratta solo di pigiare pochi tasti. Infatti il baluba si gira e mi chiede:
- Conosce Chinaski?
Richiudo in modo convulso la finestrella di SSH zeppa di scrittine intrinsecamente antidemocratiche e apro LiberoNotizie, con la disinvoltura del consumato pornomaniaco-con-gente-attorno.
Prima che io possa proferire “ba”, il vile sorride della mia mossa e mi fissa, con mielosa aria comprensiva.
- No. non leggo Bukowski
rispondo. Ma il tizio non mi capisce. Mi fa invece notare che nel mio a-log c’è un link a Chinaski, quello blogger.
Io: ha ragione, mi sono dimenticato di toglierlo
Lettore: ah, avete litigato?
Io: le ho detto che non lo conosco.
Lettore: ah!
Io: è solo che produce cattive influenze.
Lettore: …
Siccome avevo da fare e la sua dialettica mi stava mettendo al muro, gli ho consigliato di visitare quattroland, spiegandogli perché è (o sarà) meglio della zona Chinaski.
A voi non lo dico, perché seguo il consiglio di O.Wilde, e cioè che è meglio rimanere incomprensibili, in quanto
to be great is to be misunderstood.