Apologia dell’ipocrita
Domenica 8 Luglio 2007Nel comune disprezzo per l’ipocrisa c’è tutto il puzzo della nostra epoca superficiale.
Il Tommaseo: l’ipocrita copre il male coll’apparenza del bene.
Ad esempio, chi fa il santo, e ha in cuore affetti non puri, è ipocrita. Disprezzare una tale ipocrisia significa invitare chi non si sente santo a sgozzare la propria madre e a sparare in testa al primo bimbetto con la faccia da Mulino Bianco che gli capita a tiro. Ed è importante che ciò avvenga alla luce del sole, senza che si tentino compromessi e si sfruttino penombre.
Benissimo, ma questi non-ipocriti mi auguro di non trovarmeli come vicini di casa.
E pure: ipocrita, per estensione, chi si mostra più incredulo o più corrotto di quel che egli è, o per vanità o per interesse, o per debolezza di cuore o di mente.
Questa è bella, ed accresce ancor più la mia curiosità e simpatia per un “vizio” così grandioso.
Esistono altre forme di ipocrisia? Certo. Ma chi del ladro non biasima i furti quanto il sorriso onesto con cui li copre non è dalla mia parte, perché ciò che non sopporta non è il crimine, ma la simulazione - se solo il ladro salisse sull’altare e gridasse: “sono un ladro vero, seguitemi”, lo seguirebbe senz’altro. Io invece posso condannare il ladro in quanto ladro, ma stimarlo in quanto attore. E, soprattutto, lo lasciarei psicologicamente in pace: tutti quelli che hanno la pretesa di dire che cosa è vero e che cosa è finto in me (cioè in lui, che è mio simile, mio fratello!) non meritano che derisione e sculaccioni.