Archivio della Categoria 'Pistolotto'

Apologia dell’ipocrita

Domenica 8 Luglio 2007

Nel comune disprezzo per l’ipocrisa c’è tutto il puzzo della nostra epoca superficiale.

Il Tommaseo: l’ipocrita copre il male coll’apparenza del bene.

Ad esempio, chi fa il santo, e ha in cuore affetti non puri, è ipocrita. Disprezzare una tale ipocrisia significa invitare chi non si sente santo a sgozzare la propria madre e a sparare in testa al primo bimbetto con la faccia da Mulino Bianco che gli capita a tiro. Ed è importante che ciò avvenga alla luce del sole, senza che si tentino compromessi e si sfruttino penombre.

Benissimo, ma questi non-ipocriti mi auguro di non trovarmeli come vicini di casa.

E pure: ipocrita, per estensione, chi si mostra più incredulo o più corrotto di quel che egli è, o per vanità o per interesse, o per debolezza di cuore o di mente.

Questa è bella, ed accresce ancor più la mia curiosità e simpatia per un “vizio” così grandioso.

Esistono altre forme di ipocrisia? Certo. Ma chi del ladro non biasima i furti quanto il sorriso onesto con cui li copre non è dalla mia parte, perché ciò che non sopporta non è il crimine, ma la simulazione - se solo il ladro salisse sull’altare e gridasse: “sono un ladro vero, seguitemi”, lo seguirebbe senz’altro. Io invece posso condannare il ladro in quanto ladro, ma stimarlo in quanto attore. E, soprattutto, lo lasciarei psicologicamente in pace: tutti quelli che hanno la pretesa di dire che cosa è vero e che cosa è finto in me (cioè in lui, che è mio simile, mio fratello!) non meritano che derisione e sculaccioni.

Algorrea

Venerdì 8 Giugno 2007

Ma uno così, che rifiuta - forse, ma solo forse, perché non sa dire né sì né no - il vecchio ruolo del diligente artigiano che nel supremo momento in cui la stronzata pensata (o in qualche modo intuita) supplica d’incarnarsi, di farsi pietra cioè coprolìto, dovrebbe assecondarla, con sublime serietà fonderla e infine esornarla, badando che nel frattempo solidifichi col massimo agio dentro un discorso compiuto, perfettamente deficiente da cima a fondo - uno così, che le persone perbene imparano presto a detestare o compatire, che i suoi simili considerano noioso se hanno cultura, disdicevole e impudìco alter ego altrimenti, uno così, che non vuol dire niente… che cosa scrive a fare?

Una produzione intellettuale (aforisma)

Domenica 6 Maggio 2007

Un spruzzata paratattica basterà a definire l’uomo moderno: imparò - contro voglia - a leggere i manuali, fu avvezzato allo scrivere, commise atti impuri, riempì qualche blog.

CREDITS:
Per avermi in qualche modo, diretto o indiretto, aiutato a produrre questo pensiero, ringrazio tutti i miei amici delle scuole medie inferiori e superiori, il mio professore di neurofisiologia (non dimenticherò mai la sua lezione sul corpo nero, a dimostrazione di come le cose che contano nella vita si facciano chiare all’improvviso), tutti i miei compagni di avventure nel mondo degli scacchi (in particolare Sferazz, “sei un grande!!!!”), il sovrintendente del Teatro Popolare Aristocratico di Carzago della Riviera (senza la cui preziosa collaborazione non sarei dove sono e ignorerei ancora l’esistenza degli scritti di Totti, grazie anche per questo), Albert Camus e quell’altro molto meno bello e un po’ strabico (senza il quale non sarei quello che sono sempre stato). Un caro abbraccio non può mancare a tutti coloro che hanno creduto in me e che mi hanno sostenuto sia fisicamente che moralmente nelle difficoltà di chi avanza da solo contro la corrente del conformismo, a tutti i miei parenti e ai miei antenati. Infine ringrazio la mia ragazza Olga per aver sopportato con pazienza la mia assenza, nelle numerose ore trascorse davanti al computer nel concepimento del mio pensiero più abissale (la mia fama spero ti ricompensi almeno in parte del tempo che non abbiamo potuto trascorrere insieme, ma sappi che l’ho fatto per te e senza di te tutto questo non avrebbe senso, mi sei mancata). Non posso non rivolgere un pensiero al mio manager, Maurizio Milani, agli amici della Microsoft e alla community di Linux, che mi è stata vicina nei momenti di maggiore disperazione. Ma tutto questo non avrebbe mai potuto vedere la luce se sulla mia strada non avessi incontrato (in un pomeriggio estivo che mi costò un’insolazione) Varg Virkenes, che mi ha mostrato con l’esempio, pagandolo in prima persona (hasta la vista, fratello!), quanto Baudelaire abbia risentito della lezione della musica Dance più lisergica. Ringrazio tutta la banda dell’oratorio di Sion (Svizzera) ed il capobastone della società di maioliche desenzanesi in stile kosovaro. Spero che i miei sforzi non siano stati vani e che il mio aforisma aiuti l’Uomo a progredire, nel disincanto, verso l’arduo ma splendido sentiero di una superiore consapevolezza.

Una parabola

Martedì 10 Aprile 2007

E’ di moda rispondere pubblicamente a domande che nessuno ci fa, riguardo a cose cui nessuno si interessa.

Voglio essere trendy.

So bene che cosa farei se vincessi un mucchio di soldi.

Venuto a sapere della vincita, non mi scomporrei per nulla. Mi farei solo portare, a casa e senza fretta, una prolunga paradossale. Nell’attesa, dormirei. Poi, attaccata la spina, con la chitarra e il mio ampli, in pantofole e pigiama, me ne andrei a passi lenti verso la foresta. Là suonerei fino a quando finisce il Kali Yuga.
Rock on, fess.

Theodor Kittelsen - Hakkespett, 1912

Theodor Severin Kittelsen - Hakkespett

Oggidì…

Giovedì 22 Marzo 2007

…bisogna stare attenti a come si parla e scrive. Nel dubbio, consiglio di tacere. Non sapendo se “Oggidì” andasse scritto con la acca o con qualche apostrofo, ho cercato sul Devoto-Oli - nel dubbio è meglio tacere, ma, se proprio uno ha l’impulso, è bene che copi…

Leopardi dice(va):

” gli uomini di oggidì procedono e vivono forse più meccanicamente di tutti i passati “.

Ovviamente, io non leggo Leopardi (in bagno c’ho già il Topolino): questa è la frase che c’era nel Devoto-Oli alla voce “oggidì”. Già che ci siamo, siamo sicuri - ammesso che oggidì abbia ancora un senso - che vivere meccanicamente non sia, per la nostra specie, un luminoso fine anziché un oscuro presagio?

ὅπεÏ? ἔδει δεῖξαι

Domenica 25 Febbraio 2007

E’ da un po’ che non scrivo. Q.E.D., appunto.

No, mai studiato il greco. Ci sono google e il copia-incolla.

Volendo, o dovendo, fare i sottili, c’è una certa differenza tra il dover e il voler dimostrare. Ma, a parte questo, è bello come tre paroline alla fine di un silenzio, che è dimostrazione di un silenzio, inficino la dimostrazione. Lo so, è vecchia. Più vecchia ancora di quella del signore che fa splash nel caffè. E’ vecchia e talmente ovvia che perfino un Augias potrebbe tirarla fuori da un momento all’altro, in televisione. Un po’ come chiedere

Stai dormendo?

o

Ma sei pazzo?

Hello world!

Domenica 28 Gennaio 2007

Penso che non scriverò mai nulla