Cambiando discorsi

L’ultima volta che ho scritto qui, il giorno dopo è successo un macello.

So che il Maestro non perderà tempo, e si congratulerà al più presto per la sgrammaticatura retorica di alto livello. Il punto è che ci insegnano le regolette, e dalle regolette nascono frasette. Tanti punti, frasi brevi, pensieri corti, lineari. Se siamo così fortunati da far saltar fuori un ragionamento, questo è una catena di implicazioni filoniane, che un modus ponens di bassa lega fa scattare a raffica col rumore meccanico di una calcolatrice dei tempi andati (adesso anche le calcolatrici tacciono). Non sappiamo piegare il linguaggio ai nostri comodi (qui si va giù di plurali maestatici, è chiaro), ma ci pieghiamo noi a lui. Perché lo temiamo, ci sentiamo in soggezione.

Ma potrebbe non essere evidente l’alternativa a tanta sciatteria. Piglio la prima cosa che trovo in google e la copio:

<<
Montagne che varcai! Dopo varcate,
sì grande spazio di su voi non pare,
che maggior prima non lo invidiate.
>>

Al di là del latinismo e dell’endecasillabo, a noi una cosa del genere non verrebbe mai in mente. Le regolette che ci hanno insegnato non permettono di produrre nulla di tutto questo. Ed è un esempio banalissimo. Lascio al lettore l’esercizio di “trovare di meglio”, da svolgere con google.

Sta di fatto che non dubito che i computer di oggi riescano ad analizzare il nostro “linguaggio naturale”: ci hanno insegnato a scrivere come scriverebbero dei computer. Date al vostro pesce babilonese la terzina lì sopra, vediamo la reazione.

4 Commenti a “Cambiando discorsi”

  1. Pisu scrive:

    Eh hai ragione sai. E pensa, proprio tu che hai creato l’Anti-bLog, stai celebrando una conquista dei blog, che aprono la strada alle parole per fluire nel loro essere più naturale, senza limiti di spazio e di tempo. Nel web troviamo tanti blog poetici, spesso indecifrabili, ma proprio questo li rende unici ed insostituibili. Dove altro si potrebbero scrivere tali cose?

  2. La voce del Padrone scrive:

    Alcune, tipo le mie, sarebbe meglio non scriverle. Bisognerebbe leggere di più - non certo giornali, ovvio - e scrivere di meno. Ma è molto più comodo scrivere senza aver niente da dire.

  3. Pisu scrive:

    E’ vero, leggere, soprattutto i blog, spesso è scomodo, a tratti noioso, destabilizzante. Però non è detto che sia comodo scrivere senza avere niente da dire, dipende da come la prendi. L’esercizio di estrapolare se stessi non è dei più facili; e nel profondo, c’è sempre qualcosa da dire; quantomeno a se stessi. Infatti per me il blog, il diario, chiamalo come vuoi, è anzitutto questo, una comunicazione con se stessi: forse la più ardua.

  4. La voce del Padrone scrive:

    Stai dicendo che leggere il mio a-log è noioso e a tratti destabilizzante?

    Speriamo.

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